mercoledì 19 settembre 2007

Un film eccezionale...vedetelo e ne parliamo


Le conseguenze della solitudine
In un liceo dei sobborghi londinesi arriva una nuova professoressa di arte: si chiama Sheba, è giovane, e con il suo fascino attira l'attenzione sia dei colleghi che degli studenti. Anche Barbara, la matura insegnante di storia, sembra interessarsi a lei, e dopo aver stretto amicizia le due donne entrano in una intima confidenza. Sheba non sa, però, che questo le costerà caro: Barbara scoprirà la sua relazione con uno studente quindicenne, e, con un sottile ricatto, cercherà di allacciare con lei un legame torbido e ambiguo.
'Ti ho invitata a pranzo perché mi sembravi simpatica, volevo diventare tua amica…”
'Io volevo poco di più.”
In quel 'poco di più” si nasconde la miccia che porterà allo scoppio dello scandalo, e quindi alla distruzione della vita sociale e familiare di Sheba; ma anche, e forse soprattutto, qualcos'altro: il 'poco di più” cui fa riferimento il personaggio di Barbara, infatti, rappresenta la soluzione definitiva a una vita di solitudine, in cui il contatto fisico è sconosciuto, le parole di conforto sono rare e 'si programma un intero week-end su quell'unica uscita alla lavanderia”. Non c'è spazio per la dolcezza né per i sentimentalismi in un'esistenza così arida, e il diario che Barbara compila costantemente ogni giorno riflette una simile visione della realtà. Niente moralismi, insomma: la prospettiva è quella cinica e disincantata della donna matura che cela il proprio lesbismo, e qui risiede l'idea vincente del film (a cui si perdona un poco di frettolosità nella parte centrale della sceneggiatura). E' lei, la persecutrice, non la vittima, la vera protagonista di questo secco e incalzante melodramma che cavalca i suoi momenti cardine (quelli di svolta, essenziali all'intreccio) sulle note suggestive di
Philip Glass, e in cui non ci sono vinti né vincitori, ma soltanto persone comuni chiuse nelle proprie ossessioni, e nella frustrazione dei desideri insoddisfatti.
Richard Eyre, da par suo, dirige con mestiere questa storia di pulsioni represse (e tempestivamente punite quando trovano sfogo), supportato da una coppia di attrici formidabili: Judi Dench è monumentale, Cate Blanchett le tiene testa. Da un romanzo di Zoe Heller.

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